“ENRICO, INQUILINO DEL IV PIANO”

di T. Russo e M. Brancaccio

Regia: Aurelio Gatti

Con:

Mario Brancaccio, Lello Giulivo

Simona Esposito, Rita Corrado

Miriam Della Corte

 

📍 Teatro Instabile Napoli

Vico del Fico al Purgatorio 38 – Napoli

 

🗓   sab 23 marzo 2024, ore 20:00

dom 24 marzo 2024, ore 18:00

 

☎ INFO E PRENOTAZIONI: 3383015465

 

Enrico, maestro e bibliotecario, che riceve contemporaneamente quattro avvisi di taglio:

della linea telefonica, dello stipendio per un errore di calcolo, del posto di lavoro, dell’abbonamento.

Sottrazioni attraverso le quali scopre la sua inadeguatezza nell’affrontare la realtà e l’isolamento in cui opera, nella vita come nel lavoro.

Da qui il tracollo, quasi a sfiorare la follia, che si confronta con la lucida e crudele durezza di Assunta, la portinaia dello stabile che lo ha accolto per pietà nel suo seminterrato.

La donna, sentenzia frammenti letti di nascosto tra le montagne di appunti del Signor Enrico: “Il vero pazzo è colui che si maschera di ciò che gli pare d’essere e non è e non colui che ha compreso l’assoluta inautenticità di ogni esistenza”. Neanche la fuga nel sogno sortisce esito migliore: “Se i sogni avessero regolarità, noi non sapremmo più distinguere il sonno dalla veglia! Che sogno è? un fatto che si ripete più volte? Sarebbe un’altra “realtà”, camuffata, perché tutta la nostra vita è sospesa al filo sottilissimo della regolarità/ripetizione delle nostre esperienze”.

Mille pensieri, mille dialoghi frettolosi e interrotti  con il “Condominio”, mille soluzioni naufragate nel confronto con Assunta, sfiorando l’idea nietzchiana di “relatività”, in cui la realtà è un gioco di forme illusorie in cui non è possibile conoscere la verità, lambendo la visione  yunghiana  di “persona” in cui ogni “individuo” indossa una maschera in determinate circostanze per rispondere alle richieste del mondo esterno  e il cui uso eccessivo può sfociare nell’annullamento della personalità…..

E poi siamo a Napoli …. dove la cronaca, anche la più scabra,  diventa sempre “minutaglia” al confronto con la grande storia, fatta né di epoche né di vicende, ma di mondi e umanità persistenti e paralleli… e quindi  la maschera – o più maschere –  necessarie per fronteggiare situazioni, in una realtà estremamente labile che non permette di acquisire la conoscenza di chi ci sta attorno e , alla lunga, nemmeno di noi stessi: “Ci illudiamo di comprendere appieno chi è di fronte a noi, fino a quando un evento casuale fa crollare immancabilmente il castello di carte che avevamo creato…”.

“La tragedia della poesia in questo brutale mondo moderno”, annuncia infine Enrico, “ci piacerebbe che si concludesse con uno smembramento totale, la fine dell’arte, degli uomini, dell’amore… Ma che siamo? Dei?… qua non finisce niente e non passa niente…”